#2022.1 Gennaio

Il primo riassuntone dell'anno.

#2022.1 Gennaio

Gennaio è finito, è il momento del riepilogo!

I riassunti di fine mese sono strutturati in cinque sezioni più un’introduzione:

  • Argomenti trattati
  • Appunti e Citazioni
  • Bibliografia
  • Libri fotografici e Serie
  • Video

Solo la sezione Argomenti trattati è stata pensata per essere letta come se fosse un articolo. Le altre contengono riferimenti, appunti visivi e testuali che spero vi siano utili tanto quanto lo sono stati per me.

A febbraio, invece, parleremo di priming affettivo, di immagini e livelli di attivazione. Del perché alcune fotografie nascono spontanee mentre altre volte “non so perché non mi sia venuto in mente!”.

Faremo anche una digressione su un meccanismo sociale in cui incappo spessissimo quando fotografo, ovvero il “perché fotografo peggio quando ci sono altri a guardarmi?”. In termini tecnici: autoconsapevolezza e inibizione sociale.

Concluderemo dedicandoci alla composizione, a come sistemi di pensiero differenti creino diverse esperienze della realtà e delle conseguenze nella creazione e nella lettura delle immagini.

E qui finiscono le comunicazioni di servizio. A tutti voi che leggete: grazie per il supporto!


Ancora una digressione prima di iniziare.

Lo scorso dicembre, quando ho disegnato sul quaderno il calendario con date e articoli, il 27 di ogni mese mi sembrava la data perfetta da assegnare al riassunto. Febbraio ha solo 28 giorni, ma non poteva essere il 28 perché ho un debole per i numeri dispari. Ma come spesso accade quando si progetta sulla carta, nella realtà delle cose c’è sempre qualcosa che sfugge.

Oggi è il Giorno della Memoria.

Ho un rapporto di rispettoso silenzio con questa data, perché in genere non mi sembra di aver nulla di significativo da aggiungere a quello che già viene detto e scritto. Ho pensato per un attimo di spostare l’uscita di gennaio al 28 ma, con la copia de L’estetica contemporanea ancora sulla scrivania, mi è venuto in mente qualcosa di significativo da riportarvi anche in questo contesto.

«[...] Adorno vede in Auschwitz un fatto storico che va a incidere direttamente e irreversibilmente sullo statuto della rappresentazione e del piacere estetico [...]. Non che, “dopo Auschwitz”, non possano più comparire opere d’arte, anche grandi, nel senso estetico moderno. Il problema, piuttosto, è che quelle opere che non sappiano mettersi all’altezza del compito etico estremo posto da Auschwitz, quelle opere che non sappiano condurre fino a un’interpretazione formale la stessa messa in crisi della loro natura poietica, saranno condannate senza appello a farsi riassorbire nel meccanismo micidiale dell’”industria culturale”, che tutto confonde e tutto finalizza nel suo potente sistema di supporto alla produzione e riproduzione del mondo in cui Auschwitz è stato ed è ancora possibile». Pietro Montani, L’estetica contemporanea (Introduzione). Roma: Carocci editore, edizione marzo 2004.

Verso la fine di #1.2 L’enigma della voce ho inserito un video dell’esperimento di Robbers Cave di Sherif & Sherif (lo trovate anche qui sotto). Questo, insieme agli studi di Ash e Milgram, fa parte del gruppo degli esperimenti classici sulla formazione delle norme e sul conformismo, “esplosi” in psicologia nel secondo dopoguerra, in parte proprio per cercare di descrivere e spiegare quei fenomeni sociali che favorirono l’ascesa del Nazismo e l’Olocausto. In particolare, l’esperimento di Stanley Milgram sull’obbedienza all’autorità, considerato controverso da molti, per altri mostra perfettamente la banalità dell’origine del male.

E con questo chiudo la digressione, ritornando al discorso degli articoli di gennaio.

Argomenti trattati

In #1.2 L’enigma della voce abbiamo parlato di categorie, di schemi e di controllo (o sull’illusione di possederlo sempre e comunque). Il sonno della ragione genera mostri, ma esistono culture nelle quali i mostri, gli spiriti, non sono visti né come buoni né come cattivi. Sono presenti e possono incrociare il nostro cammino.

Il sonno della ragione genera mostri, incisione di Francisco Goya, 1796/98 da Europeana.eu
Il sonno della ragione genera mostri, incisione di Francisco Goya, 1796/98 da Europeana.eu.

Una buona parte dei nostri processi cognitivi sono automatici, la consapevolezza affonda le proprie radici in ciò che non lo è. I processo automatici sono non intenzionali, non consapevoli, non controllabili ed efficienti. Guidano il modo in cui noi selezioniamo e rispondiamo al flusso di informazione che proviene da fuori e dentro di noi. È il ciclo percezione-azione.

Il ciclo percezione-azione di Ulric Neisser da ResearchGate.net.
Il ciclo percezione-azione di Ulric Neisser da ResearchGate.net.

Le scuole di psicologia europee e americane definiscono le strutture mentali come schemi, strutture di conoscenza che specificano le proprietà generali di ogni tipo di oggetto o evento con il quale entriamo in contatto. Abbiamo schemi per tutto, anche per le persone, i ruoli, le azioni e noi stessi (il sé). Sono le rappresentazioni astratte di tutto ciò con cui entriamo in contatto.

Gli schemi sono dannosi perché sono conservatori, economici e insufficientemente specifici. Gli schemi che abbiamo in testa si riversano nelle immagini che scattiamo ma, soprattutto, guidano il nostro comportamento alla ricerca di immagini simili e coerenti. È un ciclo che rinforza di volta in volta quello schema che, molto spesso, è latente, implicito e invisibile agli occhi del proprio possessore.

Elinor Carucci racconta come la fotografia la aiuti a vedere e capire meglio la realtà che la circonda. Estratto da un’intervista di B&H Photo Video, da Youtube.
Elinor Carucci racconta come la fotografia la aiuti a vedere e capire meglio la realtà che la circonda. Estratto da un’intervista di B&H Photo Video, da Youtube.

Gli schemi sono pratici perché sono conservatori, economici e sufficientemente generalizzabili. Fanno risparmiare tempo e risorse cognitive, lavorando per noi e con noi. Infine, gli schemi sono quella stabilità sottile che nel lavoro di un fotografo viene riconosciuto come stile. Sono la voce, l’unicità.

Studiare i provini a contatto di autori di riferimento è un ottimo esercizio per imparare a riconoscere tracce e schemi. Fonte Sheets di Rinko Kawauchi http://rinkokawauchi.com/en/publications/450/.
Studiare i provini a contatto di autori di riferimento è un ottimo esercizio per imparare a riconoscere tracce e schemi. Fonte Sheets di Rinko Kawauchi http://rinkokawauchi.com/en/publications/450/.

Appunti e Citazioni

«E io consiglio a voi [...] di proporvi come obiettivo quello di prendere una piccola parte del pianeta e metterla in ordine, rendendola sicura, sana di mente e onesta». Kurt Vonnegut, Ricordatevi da dove venite. In: Quando siete felici, fateci caso. Edizione (molto) ampliata. Roma: Edizioni minimum fax, I edizione digitale gennaio 2017.
«Vi ritroverete a costruire o rafforzare la vostra comunità. Vi prego di amare questo destino, se si rivelerà il vostro: perché le comunità sono l’unica cosa di sostanza che c’è al mondo [...]. Tutto il resto sono chiacchiere». Kurt Vonnegut, Come avere qualcosa che molti miliardari non hanno. In: Quando siete felici, fateci caso. Edizione (molto) ampliata. Roma: Edizioni minimum fax, I edizione digitale gennaio 2017.
«Questo fatto mantiene la fotografia un mezzo imprevedibile e sorprendente[...]. E come il fotografo sia giunto là è indescrivibile e misterioso. Chiunque voglia spiegarci l'intera questione e rendere logico e prevedibile il contenuto delle fotografie è destinato a fallire». - Philip Perkis, Insegnare fotografia (Note raccolte). Skinnerbox, serie Skinnerbox Note, II edizione settembre 2018.
«[...] maghi, astrologi, alchimisti, con la loro mole imponente di esperimenti, si comportano come formiche, che accumulano tante cose senza alcun discernimento e senza alcuna elaborazione; ma, di converso, i dottori aristotelici, tuttora presenti e dominanti nelle università, si comportano come ragni, che tessono tele anche meravigliose, ma frutto esclusivo della loro bava, senza alcun rapporto con quanto avviene nel mondo. Il vero filosofo, lo scienziato nel senso moderno del termine, deve invece essere come l’ape, che prende dall’esterno il nettare, ma rielaborandolo personalmente lo trasforma in miele». Paolo Legrenzi, Storia della psicologia. Il mulino, edizione 2012.
«Unlike Judeo-Christian places of worship, Shinto shrines are not places where the spirit of the holy might be captured, harnessed, ordained, and instrumentalized. Instead, he maintains that shrines are places of possibility - spaces where the spirits that inhabit all aspects of the world might visit and rest, and where humans might offer their best wishes, hopes and dreams. In that way, they become repositories of possibility. They offer no promises». Ian Lynam, The Impossibility of Silence: Writing for Designers, Artists & Photographers. Onomatopee, edizione 2020.
«Fin quando un giorno è stata scoperta la fotografia ed è cominciata la risalita. Perché al fotografo, per farne una, occorsero presto tanta forza e cultura quanta ce ne vuole per suonare il campanello di una porta. Poi viene ad aprirci qualcuno, o meglio ancora una sua immagine, e noi pensiamo, con qualche ragione, che proprio noi l'abbiamo creata». Ando Gilardi, Meglio ladro che fotografo. Bruno Mondadori, edizione gennaio 2007.
«Non basta dire che l'opera d'arte "dà da pensare" si deve dire, piuttosto, che l'opera sarà tale se e solo se sarà capace di occasionare pensiero». Pietro Montani, L’estetica contemporanea (Introduzione). Roma: Carocci editore, edizione marzo 2004.
«Le immagini non sono immagazzinate come copie in facsimile di oggetti, o eventi, o parole, o frasi; il cervello non incasella foto polaroid di persone, cose o paesaggi; non archivia nastri registrati di musiche e discorsi, né filmati di episodi della nostra vita; non serba al proprio interno fogli promemoria e lucidi come quelli che son soliti usare i politici. In breve sembra proprio che non vi siano immagini depositate in permanenza di alcunché, neppure miniaturizzate: né microfiche né microfilm né copie stampate. Nel corso della propria esistenza, ciascuno di noi acquisisce una marea di conoscenze, cosicché qualsiasi tipo di archiviazione porrebbe insormontabili problemi di capacità: se il cervello fosse assimilabile a una biblioteca, come una biblioteca presto verrebbe a trovarsi in difetto di scaffali. Inoltre, l’archiviazione di copie presenta di solito non facili problemi di efficienza dell’accesso, quando occorre ritrovarle. Per esperienza diretta tutti sappiamo che quando vogliamo richiamare un dato oggetto, o volto, o scena, non otteniamo la riproduzione identica, ma piuttosto un’interpretazione, una versione ricostruita di fresco dell’originale. Inoltre, le versioni del medesimo originale si modificano con il passare degli anni e il mutare dell’esperienza, e nessuna è compatibile con una rigida rappresentazione in copia [...] la memoria è essenzialmente ricostruttiva [...] Le immagini mentali sono costruzioni temporanee, tentativi di riprodurre configurazioni di cui si è fatta esperienza [...] Non vi è un’unica formula nascosta, per questa ricostruzione: zia Margherita come persona completa non esiste in un unico, singolo sito cerebrale, ma è distribuita in tutto il cervello, sotto forma di numerose rappresentazioni disposizionali, per questo o quell’aspetto. E quando voi evocate ricordi di cose relative a zia Margherita, e lei affiora in varie cortecce di ordine inferiore (visive, uditive, ecc.), in rappresentazione topografica, ancora è presente solo in vedute separate durante la finestra temporale nella quale ricostruite qualche significato della persona di lei [...] Supponiamo che tra cinquant’anni un esperimento immaginario vi consentisse di piombare dentro le rappresentazioni disposizionali visive che qualcuno ha di zia Margherita; sono convinto che non vedreste alcunché che somigliasse al volto di zia Margherita, perché le rappresentazioni disposizionali non sono topograficamente organizzate». Antonio Damasio, L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano. Milano: Adelphi, edizione 2021.
«The first draft of anything is shit». Ernest Hemingway.
«And creatures poop. A lot. However, the parts that are not feces will take form, and this is the result of practice. Going long requires pause and reflection. Going long also requires forgiveness». Ian Lynam, The Impossibility of Silence: Writing for Designers, Artists & Photographers. Onomatopee, edizione 2020.
«Per Rorty, infatti, l'arte non è che un modo per salvare le ragioni delle singolarità». Pietro Montani, L’estetica contemporanea (Introduzione). Roma: Carocci editore, edizione marzo 2004.
«So che le mie fotografie sono influenzate da fotografi, pittori e scrittori del passato. Sono anche ispirate dalla mia genetica, il mio tipo di fisico, le mie capacità mentali, forse anche la mia configurazione astrale. Sono certamente condizionate dalla mia educazione, la cultura della mia giovinezza e la cultura del presente. Sono condizionate dalla mia condizione economica e dalle mie relazioni sociali, e dalle mie spinte psicologiche, spirituali, estetiche. Il mio punto di vista politico influenza il mio lavoro. Infine, il fatto che tutti questi fattori - e tutti gli altri dei quali non sono consapevole - sono in continuo movimento rende perfettamente chiaro che non riuscirò mai a risolvere la dannata questione. Né lo desidero. Ciò che posso fare come artista è accettare, e possibilmente anche accogliere il fatto che l'enigma è senza fine; continuare a lavorare in una disciplina per un periodo di tempo e supporre che una voce autentica emergerà. La libertà che viene da questa comprensione è emozionante». Philip Perkis, Insegnare fotografia (Note raccolte). Skinnerbox, serie Skinnerbox Note, II edizione settembre 2018.

Bibliografia

Antonio Damasio, L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano. Milano: Adelphi, edizione 2021.

Ando Gilardi, Meglio ladro che fotografo. Bruno Mondadori, edizione gennaio 2007.

Paolo Legrenzi, Storia della psicologia. Il mulino, edizione 2012.

Ian Lynam, The Impossibility of Silence: Writing for Designers, Artists & Photographers. Onomatopee, edizione 2020.

Pietro Montani, L’estetica contemporanea (Introduzione). Roma: Carocci editore, edizione marzo 2004.

Philip Perkis, Insegnare fotografia (Note raccolte). Skinnerbox, serie Skinnerbox Note, II edizione settembre 2018.

Kurt Vonnegut, Come avere qualcosa che molti miliardari non hanno. In: Quando siete felici, fateci caso. Edizione (molto) ampliata. Roma: Edizioni minimum fax, I edizione digitale gennaio 2017.

Kurt Vonnegut, Ricordatevi da dove venite. In: Quando siete felici, fateci caso. Edizione (molto) ampliata. Roma: Edizioni minimum fax, I edizione digitale gennaio 2017.

Libri fotografici e Serie

Rinko Kawauchi, Sheets. KOMINEK BOOKS, 2013.

Lieko Shiga, Rasen Kaigan. Akaaka Art Publishing, marzo 2013.

Elinor Carucci, Closer.

Video