#2022.7 Luglio
Il riassuntone in riva al mare.
Luglio, col bene che ti voglio
Vedrai non finirà…ahiaiahiaaaaaa….
Come no! Eccoci qui al 31, un altro mese è volato. Puntiamo alla grigliata di Ferragosto e poi, giù, verso la fine dell’anno. Sto correndo troppo? Un po’. Meglio se resto ancorata al presente, che questa estate sta mettendo tanta carne sul fuoco.
Un luglio che non si è vestito per niente da novembre, a proposito. Appena dopo la metà del mese ho fatto due servizi un po’ lunghi all’esterno, in due giorni consecutivi, e mi sono beccata la peggiore insolazione della mia vita. Devo trovare un cappello.
Me ne stavo sul divano con i sudori freddi e la pezza bagnata in fronte, contando tutte le articolazioni dolenti quando un pensiero terribile mi assale. Forse non ho più il fisico per fare questo lavoro (l’ho mai avuto, poi?). Forse sto diventando troppo vecchia?
Luglio sarebbe un grosso sbaglio
Non rivedersi più…ho tanto freddo al cuore
Se tu non sei con me…
Mi considero ancora agli inizi e so di avere un sacco di cose da imparare. Lo scrivo con entusiasmo, perché per me la fotografia è un potenziale, una scoperta. Ho sempre pensato che, in un modo o nell’altro, sarei riuscita a trovare un modo per far funzionare (e crescere) questa relazione per buona parte della mia vita.
Questa idea, esagerata, mi ha gelato il cuore. Diamo la colpa all’insolazione, va bene, ma in questi tempi così precari e “stanchi”, abbandonare un’attività che è molto costosa e impegnativa (e competitiva, e satura, e chi più ne ha ne metta) suona come l’opzione più facile.
Tempo un paio di giorni, passa l’insolazione, e riprendo a lavorare. Trovo sempre una gran pace nel fotografare, è come se tutto diventasse chiaro. Dovevo coprire un evento privato, niente di complicato. Stavo facendo le solite foto di rito a dettagli e allestimento mentre gli ospiti facevano il loro aperitivo nel parco. Parte non so più quale canzone e un buffone probabilmente già ubriaco dalle 10 del mattino ha la brillante idea di trascinarmi in una piroetta tirandomi per un braccio.
Delle pessime esperienze come fotografa alle feste ne parliamo in separata sede, poi.
Comunque. Mi blocco. Divento un pezzo di marmo e lo incenerisco con lo sguardo.
Questa cosa mi ha fatto arrabbiare così tanto, ma così TANTO che no, basta. Basta insicurezze e basta tristezze. C’è una parte della società che mi fa pesare il fatto di aver superato i 35 senza figli, che occhio che non ringiovanisci, e poi cosa fai. Mi faccio venire mille dubbi quando, per la stessa parte di società, un uomo a 35 anni è sulla rampa di lancio della sua carriera, è il momento di spingere, ha tutto un mondo di possibilità.
Stavo male, ho avuto un momento di distrazione, e mi sono lasciata strattonare da questo buzzurro di patriarcato. Ma non mi lascerò trascinare nel tuo balletto. Ah, no, guai. Mi ha risvegliato una cosa, dentro, che non vi dico. So che non posso andare nel mondo dettando le mie regole e facendo quel che mi pare, ma so che posso trovare un modo per far funzionare le cose per me.
Tutto questo per dirvi, carз fotografз e colleghз un po’ esaustз e demoralizzatз, prendetevi del tempo per riposare, per fare quello che vi piace e per stare con chi vi fa star bene. E arrivate a settembre bellз carichз e anche un po’ aggressivз (in senso buono), che l’autunno ci aspetta senza sconti.
Mettete l’amore nei vostri lavori. Tirate fuori le idee con il cuore, fotografate di pancia e selezionate con la testa e vedrete che la fotografia vi darà tanto in cambio.
Luglio ha ritrovato il sole
Non ho più freddo al cuore
Perché tu sei con me…
Argomenti trattati
Il primo articolo di luglio nasce da una citazione di Italo Calvino e parla di creatività e multitasking.
«Il lavoro dello scrittore deve tener conto di tempi diversi: il tempo di Mercurio e il tempo di Vulcano, un messaggio di immediatezza ottenuto a forza d’aggiustamenti pazienti e meticolosi; un’intuizione istantanea che appena formulata assume la definitività di ciò che non poteva essere altrimenti; ma anche il tempo che scorre senza altro intento che lasciare che i sentimenti e i pensieri si sedimentino, maturino, si distacchino da ogni impazienza e da ogni contingenza effimera». Italo Calvino, Lezioni Americane. Sei proposte per il prossimo millennio. Mondadori, 2016.
Ho l’impressione di dover portare avanti la pratica creativa (che sia fotografare, studiare un qualche libro o altro) sempre in parallelo con altro. È difficile trovare uno spazio e un tempo, che sia fisico o mentale, completamente libero.
«Intellectual freedom depends upon material things. Poetry depends upon intellectual freedom». Virginia Woolf, A Room of One’s Own. Booklassic, 2015.
Il nostro cervello utilizza delle strategie per suddividere le risorse cognitive tra compiti anche mediamente complessi, quando serve. Il multitasking è possibile ma ha sempre un costo, che è quello del passaggio da un compito all’altro, il cost of switching.
Esistono strategie di multitasking che permettono di organizzare il tempo e le pratiche creative in modo da riuscire a portare avanti tutto in maniera efficace?
Si, esistono. Funzionano? Dipende.
Siamo “sistemi a capacità limitata”. Dobbiamo riconoscere e trovare le soluzioni e i contesti che meglio funzionano per noi, che siano lunghi periodi di concentrazione su di un unico grande tema o l’alternanza di tanti compiti più piccoli e veloci (magari micro-problemi di una questione più grande) e ricordarci che anche lo stimolo più banale, come una notifica che compare per due secondi sullo schermo del telefono alla periferia del nostro campo visivo (o una vibrazione, o un suono) può diventare un’interferenza.
Le persone più creative e produttive che conosco sono anche le più disciplinate e categoriche nel difendere il proprio tempo e spazio. Molte pratiche creative, tra le quali la fotografia, hanno bisogno di tempi non produttivi e ripetitivi.
«La concentrazione e la craftmanship di Vulcano sono le condizioni necessarie per scrivere le avventure e le metamorfosi di Mercurio. La mobilità e la sveltezza di Mercurio sono le condizioni necessarie perché le fatiche interminabili di Vulcano diventino portratrici di significato». Italo Calvino, Lezioni Americane. Sei proposte per il prossimo millennio. Mondadori, 2016.
Nel secondo articolo ho sviluppato un’idea che mi sta girando in testa questa estate. Riguarda due modi in cui possiamo approcciare i progetti fotografici. Si può fare in mille modi, ovvio, e ognuno trova il processo (o i processi) più adatti.
Tuttavia, quando ci si sente del tutto bloccati, semplificare un po’ le cose per avere un appiglio, è sempre una buona idea. La creatività è anche facilitarsi la vita.
I termini top-down e bottom-up sono usati in discipline diverse, dall’informatica, alla finanza, alla gestione aziendale. Da un lato si va dal generale al particolare, dall’altro dal particolare al generale.
«Il metodo top-down è molto simile a quello spesso impiegato dall’uomo nell’affrontare un problema nuovo: in tal caso, infatti, non è utile iniziare a definire nei minimi dettagli i singoli passi di un algoritmo che possa risolvere il problema, ma è preferibile scomporre il problema in sottoproblemi sempre più dettagliati, giungendo a quelli con cui si ha già familiarità e che si è in grado di risolvere.
[…]
Al contrario del metodo top-down, il metodo bottom-up parte dalla conoscenza di problemi particolari che, con procedimento induttivo, vengono connessi tra loro e assemblati in insiemi di problemi dalle caratteristiche sempre più generali». Metodo top-down su Enciclopedia Treccani.
Con l’approccio top-down andiamo dal concetto alla realizzazione nel dettaglio. Partiamo quindi da un’idea generale per poi definire tutti i dettagli e i passi che servono per realizzarla. Non c’è bisogno di fare e decidere tutto subito, alcuni moduli possono essere sostituiti da scatole nere. Per cui se quando inizio non ho ancora ben chiaro se fare di questa cosa una mostra o una galleria sul mio sito posso inserire un generico modulo output, un segnaposto per quando le idee saranno più chiare.
I progetti bottom-up sono quelli che partono da stimoli sensoriali esterni, visivamente salienti. Sono immagini che vengono scattate di istinto, senza un giudizio o una ricerca preventiva. Potremmo dire quasi a livello inconscio, nel senso che non c’è un intervento del pensiero. È quasi come una collezione, una raccolta senza giudizio. È un po’ come mettere insieme i tasselli di un puzzle, cercare di dare un senso a frammenti mischiandoli, accostandoli e congiungendoli. È un approccio che trovo interessante e che si scontra con quella parte di me che vuole avere il controllo e che ha bisogno di sapere come finirà la storia e che ruolo avrò in essa.
«“Part of why I make photographs is to confirm my existence,” she explains. “That liminal space is what feels closest to how I experience reality”». Marigold Warner, Rinko Kawauchi: As it is.
Appunti e Citazioni
«Intellectual freedom depends upon material things. Poetry depends upon intellectual freedom». Virginia Woolf, A Room of One’s Own. Booklassic, 2015.
«According to Meyer, Evans and Rubinstein, converging evidence suggests that the human “executive control” processes have two distinct, complementary stages. They call one stage “goal shifting” (“I want to do this now instead of that”) and the other stage “rule activation” (“I’m turning off the rules for that and turning on the rules for this”). Both of these stages help people to, without awareness, switch between tasks. That’s helpful. Problems arise only when switching costs conflict with environmental demands for productivity and safety.
Although switch costs may be relatively small, sometimes just a few tenths of a second per switch, they can add up to large amounts when people switch repeatedly back and forth between tasks. Thus, multitasking may seem efficient on the surface but may actually take more time in the end and involve more error. Meyer has said that even brief mental blocks created by shifting between tasks can cost as much as 40 percent of someone’s productive time». American Psychological Association, Multitasking: Switching costs.
«It’s probably a good idea to not rush to answer questions. […] We need space to think before we answer questions with any depth of engagement. […] Margins are incredibly, incredibly, important». Ian Lynam, The Impossibility of Silence: Writing for Designers, Artists & Photographers. Onomatopee, edizione 2020.
«Ideas are cheap and abundant; what is of value is the effective placement of those ideas into situations that develop into action». Peter Drucker.
«La concentrazione e la craftmanship di Vulcano sono le condizioni necessarie per scrivere le avventure e le metamorfosi di Mercurio. La mobilità e la sveltezza di Mercurio sono le condizioni necessarie perché le fatiche interminabili di Vulcano diventino portratrici di significato». Italo Calvino, Lezioni Americane. Sei proposte per il prossimo millennio. Mondadori, 2016.
«Diverso invece è dire che l’uso continuo di “menti esterne”, come uno smartphone collegato alla rete, introduce nuove strategie nell’uso delle capacità del cervello. […] la disponibilità continua di Google cambia lo stile di stoccaggio e recupero delle informazioni di coloro che lo usano più spesso perché si tende a non mettere dentro la testa quel che si sa reperibile in questa “mente esterna”. […] integrando la memoria naturale con quella artificiale». Paolo Legrenzi, Storia della psicologia. Il mulino, edizione 2012.
«Il lavoro dello scrittore deve tener conto di tempi diversi: il tempo di Mercurio e il tempo di Vulcano, un messaggio di immediatezza ottenuto a forza d’aggiustamenti pazienti e meticolosi; un’intuizione istantanea che appena formulata assume la definitività di ciò che non poteva essere altrimenti; ma anche il tempo che scorre senza altro intento che lasciare che i sentimenti e i pensieri si sedimentino, maturino, si distacchino da ogni impazienza e da ogni contingenza effimera». Italo Calvino, Lezioni Americane. Sei proposte per il prossimo millennio. Mondadori, 2016.
«Il metodo top-down è molto simile a quello spesso impiegato dall’uomo nell’affrontare un problema nuovo: in tal caso, infatti, non è utile iniziare a definire nei minimi dettagli i singoli passi di un algoritmo che possa risolvere il problema, ma è preferibile scomporre il problema in sottoproblemi sempre più dettagliati, giungendo a quelli con cui si ha già familiarità e che si è in grado di risolvere.
[…]
Al contrario del metodo top-down, il metodo bottom-up parte dalla conoscenza di problemi particolari che, con procedimento induttivo, vengono connessi tra loro e assemblati in insiemi di problemi dalle caratteristiche sempre più generali». Metodo top-down su Enciclopedia Treccani.
«“Part of why I make photographs is to confirm my existence,” she explains. “That liminal space is what feels closest to how I experience reality”». Marigold Warner, Rinko Kawauchi: As it is.
Bibliografia
American Psychological Association, Multitasking: Switching costs.
Italo Calvino, Lezioni Americane. Sei proposte per il prossimo millennio. Mondadori, 2016.
Paolo Legrenzi, Storia della psicologia. Il mulino, edizione 2012.
Ian Lynam, The Impossibility of Silence: Writing for Designers, Artists & Photographers. Onomatopee, edizione 2020.
Stephen Mclaren, Bryan Formhals, Photographers’ Sketchbooks. Thames&Hudson, 2014.
Chris Vidal Tenomaa, Rinko Kawauchi.
Marigold Warner, Rinko Kawauchi: As it is.
Virginia Woolf, A Room of One’s Own. Booklassic, 2015.
Libri fotografici e Serie
Albert Grøndahl, A City Behind the Forest.